Gli orti in Italia sono diventati protagonisti di una riscossa che vede in primo piano il recupero dei sapori genuini e la ricerca di un contatto diretto con la natura. Contatto che, peraltro, è davvero necessario: sono centinaia di migliaia i bambini italiani che non frequentano abitualmente gli ambienti naturali, con la sola esclusione dei parchi e giardinetti di città. Moltissimi non hanno mai visto le lucciole, e a volte neppure un pollaio. I nuovi agricoltori urbani che scelgono di avere piccoli spazi con verdure, erbe e frutti, sono spinti dal desiderio di trovare sulle proprie tavole prodotti sani (60%) magari riuscendo a risparmiare anche un po’ (18%). Il restante 22% cerca il rapporto con i ritmi naturali o desidera coinvolgere e interessare la propria famiglia, nel quadro di un miglioramento della qualità di vita e della lotta allo stress. Spesso questa quota di nuovi orticoltori cittadini non viene recepita nei rilevamenti statistici poiché non coltivano la terra per professione pertanto, a causa di questo, resta molto spesso sottovalutata la produzione di benefici ambientali e territoriali. Che invece è molto significativa come tendenza sociale, tanto da essere diventata una “moda”, parola che sembra esprimere un atteggiamento effimero. Ma i dati raccolti parlano invece di un fenomeno internazionale, che trova espressione persino sui tetti di Londra, Parigi, Berlino, New York e Chicago.
Al di là dei benefici a livello ambientale e delle occasioni di incontro e condivisione che l’orto favorisce, la cura delle verdure è anche un modo per ritrovare un ritmo di vita diverso, in cui è solo la natura a dettare i tempi ed i modi per ottenere risultati: una preziosa occasione per sfuggire per qualche ora alla fretta e allo stress, progettando e curando spazi capaci di regalare il raccolto anche in autunno e in inverno. L’area scelta deve essere necessariamente al sole, esposta a Sud, meglio se riparata dal vento. Se si coltiva in vaso, i contenitori devono essere capienti e profondi: le verdure invernali come cavoli, rape, cavolfiore, porri ecc., richiedono infatti spazio per crescere bene, a differenza delle lattughe di cespo e da taglio, radicchi, rucola, valeriana, spinaci e rapanelli, che si accontentano di contenitori più piccoli (ma è comunque consigliabile una profondità minima di cm 30).
Sia in vaso che in giardino, in strisce o rettangoli di terra, è indispensabile che il suolo sia fertile e privo di infestanti; in vaso conviene utilizzare terriccio nuovo, eliminando il precedente (può contenere semi di infestanti, spore di malattie fungine o insetti parassiti).
Inoltre, è importante concepire l’orto come un giardino: alla funzione produttiva si associa quella ornamentale. Le verdure autunnali si accostano bene a tutti i fiori di stagione: eriche, aster, cavoli ornamentali, viole del pensiero, dalie tardive, colchico, rose da fiore e da bacca, sedum da fiore (utile perché attira api e farfalle), anemoni giapponesi e tutte le altre fioriture di fine stagione. Combinando fiori e verdure si ottiene anche il beneficio di attirare gli insetti utili che ancora non sono andati in riposo, fino alla fine di ottobre svolgono il loro prezioso lavoro.